Privacy su Instagram: nuovi problemi?

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Pensi che la privacy su Instagram sia solo una chimera? Non hai tutti i torti.

Negli scorsi anni si è assistito a una gogna mediatica e politica ai danni di piattaforme come Facebook, accusate di non proteggere la privacy e i dati dei propri utenti. Personalmente, ho sempre difeso queste piattaforme, che hanno sempre protetto i dati meglio di altre aziende. Nella mia esperienza lavorativa, ho visto dati sensibili di utenti trattati con superficialità, come cartacce su una scrivania.

Non a caso, la maggior parte degli scandali sono finiti in un nulla di fatto, come bolle di sapone in aria.

Tuttavia, la potenza di queste piattaforme ha catturato l’attenzione di programmatori di terze parti, che hanno cercato di sfruttare i limiti dei social network a proprio vantaggio..

Spiare le story significa violare la privacy su Instagram?

Al giorno d’oggi Instagram è insieme a TikTok il social network più utilizzato dai giovani. Il primo, ha completamente annientato i propri competitors, anche emergenti come Snapchat; il secondo, ha fatto dei video e della viralità la sua forza.

Queste piattaforme hanno dato nuove opportunità ai programmatori, ansiosi di guadagnare offrendo a questo giovane pubblico delle funzioni aggiuntive.

Ultimamente c’è infatti un ampio uso di applicazioni non ufficiali che aggiungono funzioni a Facebook e Instagram. Programmi che non sono disponibili nei negozi digitali ufficiali, ma facilmente scaribali dal web.

Queste applicazioni aprono a discussioni sui problemi di privacy e sicurezza. Infatti, è difficile determinate quanto questi programmi mettano in pericolo l’utente e la sua rete.

Ad esempio, tra queste funzioni troviamo la possibilità di visualizzare le stories in forma anonima. Ciò si traduce in “spiare” senza permettere all’altra persona di conoscere il nostro nome o, più semplicemente, di saperlo. Questo avviente bloccando un pacchetto di dati che normalmente viene inviato alla piattaforma.

Instagram non permette l’uso di funzioni non ufficiali

Le condizioni d’uso di Facebook/Instagram chiariscono che l’uso di programmi non autorizzati di terze parti è vietato; inoltre, vengono dati all’utente alcuni strumenti per proteggersi da comportamenti dannosi.

Limitare e bloccare un utente sono gli strumenti che ci vengono forniti. In questo modo, è possibile impedire, anche a una persona che non ci segue, di seguire i nostri contenuti. Tuttavia, come possiamo proteggerci da persone che ci seguono anoninamente? E’ chiaro che gli strumenti che ci vengono forniti non sono più sufficienti.

Di chi è la colpa?

La colpa principale ricade sull’utente che usa questi programmi. Infatti, le condizioni di uso dei social network vietano l’uso di applicazioni di terze parti. La pena massima per queste azioni è il ban.

In realtà, accade raramente di assistere ad un ban per l’uso di programmi vietati e questo ci fa capire che questi regolamenti, così come le azioni protettive, non sono sufficienti.

Reati e tutela della privacy su Instagram

I problemi riguardano:

  • tutela e protezione per reati riconducibili allo stalking e bullyng.
  • mancanza di informazioni e metriche da riutilizzare per fini commerciali.
  • azioni per limitare software non ufficiali di terze parti.

In caso di Cyberstalking è praticamente impossibile per l’utente proteggersi da atteggiamenti dannosi e limitare e bloccare l’aggressore.

Il secondo punto riguarda invece le aziende ed è traducibile con un danno economico non facilmente quantificabile. Un problema non di facile soluzione in quanto la pubblicazione di una Story ha un approccio pubblico, seppur l’azienda, potenzialmente, accetta questa condizione a patto di conoscere nome e informazioni di chi visualizza quei contenuti.

Il terzo punto è quello più importante: cosa fa Meta per limitare l’uso di questi programmi non autorizzati? Il ban degli utenti non è sufficiente. Infatti, finché questi programmi saranno funzionanti, ci sarà sempre un nuovo utente pronto a utilizzarli.

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